IL LIBRO
Giordano Bruno rimane a tutt’oggi figura controversa che non ha trovato pace nemmeno nei secoli trascorsi da quel fatidico 17 febbraio del 1600.
Ancora ai tempi dei Patti Lateranensi parte della Chiesa chiedeva – in una sorta di conditio sine qua non – la rimozione della sua statua tanto che fu Benito Mussolini, in Parlamento, a dover dire «Bisogna che io dichiari che la statua di Giordano Bruno, malinconica come il destino di questo frate, resterà dove è (…) ormai ho l’impressione che parrebbe di incrudelire contro questo filosofo, che se errò e persisté nell’errore, pagò (…)».
«Giordano Bruno – scrive Gentile – non fu uomo pratico, nè anche per propagare le sue idee. Non ebbe il pensiero agli uomini che gli si agitavano attorno (…)» ed è tanto vero quanto che per Bruno «Il suo vero amore è l’amore dell’eterno e del divino, l’amor Dei intellectualis, onde precorse quel grande mistico della filosofia intellettualistica, che fu nel secolo successivo Benedetto Spinoza».
Prefazione di Bruno Bandini.
L’AUTORE
Giovanni Gentile, ottavo di 10 figli nacque nel 1875 a Castelvetrano, nel trapanese, e finì la sua esistenza assassinato di fronte alla sua villa a Salviatino da un commando gappista.
Fu, prima d’ogni altra cosa, filosofo e accademico; la riforma della scuola che porta il suo nome, del 1923, pensata assieme a Giuseppe Lombardo Radice, per quanto centralista fu certamente meritocratica come fu meritocratica e di amplissimo livello culturale la direzione scientifica dell’Enciclopedia Treccani, alla stesura della quale coinvolse 3.226 studiosi di diverso orientamento.