Quanto è sottile la linea di confine tra vita e morte? Può essere così sottile tanto da trovare vita nella fine e morte nell’esistere? Nel pensiero un nome: Elena, la convinzione di un unico e continuo amore, la ragione d’essere che si allontana lasciando dietro di sé soltanto il Nulla. Da qui il nascere di versi dal vuoto e il vuoto a riempire i versi, l’appuntare tutto sul taccuino per riviverlo quando meglio si crede. Decidere di partire per scegliere di tornare, accorgersi che niente è cambiato e capire che fuggire dalle situazioni non aiuta a risolverle. L’abbandono accoglie e contrasta la paura di fare qualcosa senza averne la piena convinzione. Conoscere l’amore, esaurirsi per esso ed essere più vivi di quanto lo si era prima. Perché solo morendo si può nascere di nuovo. Il cercare se stessi mentre da se stessi si scappa. È possibile?
L’AUTORE
Nato a Pistoia nel 1991, si è laureato in Filosofia all’Università degli Studi di Firenze con una tesi dal titolo Gaston Bachelard: la poesia come prima ragione scientifica. Ha pubblicato due raccolte di poesia: Niente (2018) e La Soglia (2019)