Libera traduzione in dialetto romagnolo della prima Cantica della Divina Commedia
IL LIBRO
Perché tradurre Dante in romagnolo? Perché proporre in questa lingua quel che il sommo poeta ha scritto in volgare in modo tanto mirabile? Perché proprio oggi? Per amore nei riguardi dell’opera dantesca e per farla rivivere nella realtà odierna. Per amore verso le cose, le persone, i luoghi e i fatti della terra di Romagna. Per amore nei riguardi di un mondo che sta scomparendo, o che forse è già scomparso e sopravvive solo nel ricordo. Un universo che l’autore riesce a far rivivere con grande sensibilità nei versi del suo Inféran. Per amore verso il dialetto romagnolo che, pure lui, se ne sta andando, ma che costituisce un patrimonio inestimabile con le sue espressioni idiomatiche, chiare e solari. E perché Dante, da sempre, interpreta sentimenti e passioni universali.
Con le illustrazioni di Maria Teresa De Maria
L’AUTORE
Gianfranco ci ha lasciati non più di un anno fa e non è possibile ricordare, in questo caso, l’autore separandolo dall’uomo. Un amico, una bella persona, un signore – come si dice nella sua Romagna -, una persona perbene.
Lavorare con te è stato un onore.