IL LIBRO
Molti hanno scritto durante il lockdown, difficile non trovare chi non abbia provato, in quel periodo, a mettere l’isolamento e la solitudine nero su bianco. Ma esiste una rilettura dell’emergenza che cerca un senso in quel quotidiano frustrato e devastato dalla noia. Una rilettura fatta di pensieri, appunti e riflessioni tenuti assieme dalla bellezza salvifica della letteratura. È quella di Matteo Saccone, giovane professore di lettere.
La letteratura come categoria interpretativa del reale: i testi di Virginia Woolf e Dante, di Kundera e Moravia, di Pavese, Kafka e tanti altri si intrecciano alla nostalgia per la vita senza mascherina. I classici e la grande cinematografia entrano in dialogo con la quotidianità di un insegnante arrabbiato e affamato di significato.
«Tutto questo ci insegna che più cederemo alla civiltà digitale, più assumerà bellezza, importanza e valore economico ciò che ci manterrà umani» dice, e ce lo spiega.
L’AUTORE
Matteo Saccone, 31 anni di Forlì. Laureato in Lettere Moderne e in Italianistica presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna, entrambe le sue tesi di laurea hanno indagato il rapporto fra la Prima guerra mondiale e i principali testi della letteratura italiana ed europea.
Ha scritto per il settimanale «Il Momento» e collaborato con la rivista «Il Nuovo Areopago» occupandosi di Peguy, Tolstoj, Dostoevskij e Montale.
Nel 2007 ha vinto la XIV edizione del Certamen Ennianum, concorso internazionale di traduzione e commento dal latino. è arbitro di calcio. Oggi è docente di materie umanistico-letterarie. Per CartaCanta ha pubblicato nel 2016 Peter Pan è morto in guerra – La Grande Guerra in letteratura.