L’autore (Bari, 1967) vive a Lugano da dove lavora per superare le autorità centrali, convinto del primato del volontario sul coatto. Per questa via ha fondato un gestore patrimoniale, una accademia e una piattaforma di raccolta fondi per le startup.
Eclettico al limite dell’inconcludenza, è convinto che ciò che si comprende in un ambito si possa traslare in tutti gli altri, così lascia aperte questioni per decenni sinché qualche tessera, a un tratto, va a posto in molteplici mosaici. Pensa che le parole siano le ali e le gabbie del pensiero, giacché, se pur gli sono necessarie, lo incanalano nei solchi dei loro significati verso sbocchi obbligati. È certo che le loro caleidoscopiche accezioni siano un patrimonio inestimabile frutto dell’opera di innumerabili generazioni, da consegnare arricchito agli eredi. Nella sua ossessione per le parole, si è a lungo domandato il senso della poesia e ancora se lo chiede. Gli pare che serva alla trasmissione orale e debba poter essere cantata; crede che non vada messa per iscritto se non dopo averla composta e declamata. Questa eterogenea opera prima è il lato ludico della sua ricerca, dagli anni dell’adolescenza a quelli della maturità, per tormentarsi senza prendersi troppo sul serio.