POESIE DAL CARCERE DI REBIBBIA
A cura di Ottavia Pojaghi Bettoni
Un autore chiude la sua poesia con un verso fulmineo e significativo: «Addio/ a non so». E lascia sospeso il seguito. Ma autorizza a credere che un seguito può esserci, che lo spazio non si è mai chiuso, o almeno non del tutto. Un altro autore, forse, ci spiega a che cosa può essere rivolto, quell’addio. Perché, una volta tornato indietro da una visione che sfiorava il misticismo, scrive: «Ciò che rimane della tua divina proporzione/ è l’immagine». Immagine verbale, aggiungo. E quindi è il linguaggio che si incarica di fissare, mantenere in luce quello che sembrava perso. E che modera la disforia, il dolore, il disinganno del fine-viaggio. Che non è mai finito davvero.
dalla prefazione di Mario Santagostini
LA CURATRICE
Ottavia Pojaghi Bettoni (Stoccarda, 1995) è laureata in Editoria alla Facoltà di Lingue e letterature straniere dell’Università degli Studi di Verona, con una tesi in Letteratura francese. Vive a Roma dopo essere cresciuta all’estero, in particolare in Francia, Germania e Svizzera. Madrelingua italiana e francese, conosce inoltre l’inglese, il tedesco e lo spagnolo. Traduce e insegna il francese. Tiene laboratori di poesia in carcere a Roma ed è docente di italiano e di sostegno in casa famiglia. Collabora inoltre stabilmente con riviste e periodici di arte, letteratura, musica e poesia. È autrice dei libri Questi i sogni che non fanno svegliare (Arcana, 2018), scritto insieme ad Alfredo Franchini, e Altrove ovunque (Ensemble, 2020).
CON I DISEGNI DI Davide Rondoni